ETERNI INFELICI? O ETERNI INSODDISFATTI?

Vi è mai capitato di vivere un momento felice e allo stesso tempo di non godervelo fino in fondo perché state già pensando al futuro?
E' come vivere costantemente alla ricerca della felicità, con la sensazione che quello che abbiamo non è mai abbastanza.
Niente di più sbagliato probabilmente...eppure lo facciamo in molti, senza neanche accorgercene!

Insomma...non siamo mai contenti!
Perchè succede? Forse perché non sappiamo nemmeno noi quello che veramente vogliamo?
L'ho chiesto a Marzia, psicologa clinica ed ecco il suo pensiero!

"E poi vissero felici e contenti.

Ecco la famosa frase tanto desiderata da tutti: felici e contenti.

Ma in fondo, molti dichiarano di non essere mai davvero felici, e forse non lo saranno neppure quando avranno tutto quello che hanno sempre desiderato.

Chi sono questi eterni infelici? O eterni insoddisfatti?

L'eterno infelice è quello che vive in un costante senso di insoddisfazione interna: niente è veramente appagante e importante.

Non saranno capaci di vivere bene il presente, perché sono proiettati in un futuro solo perché penseranno che sarà migliore.

Io credo, però che la vita in generale, non sia né troppo bella né troppo brutta, tutto dipende da come vogliamo davvero viverla e su come ci vogliamo far influenzare dagli eventi esterni.

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Che significa davvero?

Le circostanze per molti sembrano essere fattore deterrente per lamentarsi,o mantenere uno stato di vittimismo e di presunta "sfortuna costante", attribuendo colpa e responsabilità all'esterno.

Che fare?

In verità essere felici è una forma mentis, un vero stile di vita.

Non esiste una totale felicità ma esiste una totale insoddisfazione.

Una persona per essere contenta deve prima accettare di sentirsi scontenta, perché è solo attraverso una piena accettazione di noi stessi che possiamo essere davvero felici.

La vera essenza della felicità è quella che non prescinde da eventi esterni, e non è assoluta, perché essendo l'ambiente in continuo mutamento lo saranno anche i nostri desideri una volta esauditi.

L'insoddisfazione è parte integrante dell'essere umano, è il motore di forza che ci porta a perseguire degli scopi e assumerci responsabilità, ma per riuscire in questo è doveroso accettarla, in questo modo si smetterà di stare male.

Il vero cambiamento è tutto nel punto di vista: ovvero su come desideriamo affrontare gli eventi, creando pensieri alternativi.

Infatti l'insoddisfazione tende a permanere in coloro che sono bloccati da paure o da credenze disfattiste, tanto da non mettersi veramente in gioco.

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Per essere felici bisogna essere capaci di amarsi, accettarsi, solo così ci sentiremo liberi dai nostri limiti, fino a superarli.

Chi si accetta non è un perdente e neppure uno che si accontenta, ma è colui che ha imparato a godere in modo attivo e distaccato delle cose che fa.

Secondo Milton: «la mente è dimora di se stessa: può fare di un paradiso l’inferno e di un inferno il paradiso», quindi si può essere appagati e apprezzare i traguardi raggiunti e saper amare le cose che si possiede, solo perché abbiamo accettato la nostra condizione.

D'altro canto, è tutto un gioco di come ci sentiamo davvero e di che colore diamo alle nostre emozioni, perché ci possiamo sentire felici e contenti con poco e perennemente irrealizzati e insoddisfatti con tanto.

Il segreto?

Smettere di piangersi addosso, accettarsi e accettare anche il brutto della vita, perché è proprio la resistenza all'accettazione della realtà la causa dei nostri mali e non i mali in sé."

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di Quellocheunadonnadice

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